L’11 marzo 2021 una casa d’aste ha battuto a quasi 70 milioni di dollari un file .jpg.
La casa d’aste è Christie’s, fondata nel 1776. La più grande e autorevole al mondo.
Il file è The First 5.000 days di Beeple, graphic designer e artista americano.
E il prezzo ha segnato quella che – ad ora – è l’opera d’arte digitale più costosa di sempre.
La transazione è avvenuta grazie ai cosiddetti Non-Fungible Tokens.
NFT, appunto.
Letteralmente NFT è l’acronomo di “gettone non fungibile“, ed è il nome dato ad un tipo di contenuto digitale intangibile.
L’importanza di questi token sta nella rappresentazione di un preciso valore simbolico, che funge da certificato di autenticità digitale.
Per dirla in altri termini: un NFT è un insieme di informazioni digitali che caratterizzano in maniera univoca un determinato file. Sono dati che rendono il file a cui sono associati peculiare e unico, testimoniandone l’identità e certificandone l’autenticità.
A rendere unici, autentici e certificati gli NFT e il loro valore è la tecnologia blockchain, di cui sentiamo per lo più parlare in ambito criptovalute, ma che ha applicazioni concrete in molti altri contesti. Tra cui, appunto, il mercato delle opere d’arte digitali.
E non solo.
Everydays: the First 5000 Days (Beeple)
Facciamo un passo indietro. Vale la pena partire spiegando cosa si intende per blockchain.
Per dirla in modo molto semplice e senza la pretesa di affrontarne le vere complessità, la tecnologia blockchain è un sistema di deposito dei dati, un sistema che fa in modo che questi non possano essere persi, contraffatti o eliminati. Questo avviene attraverso una catena di registri distribuiti, in cui è possibile inserire e recuperare informazioni da più posizioni, senza avere bisogno di un controllo centrale. Migliaia di terminali informatici che tengono traccia di operazioni e transazioni di vario tipo.
In questo ambito, un token è un’informazione digitale che viene inserita in questi registri, per essere associata ad uno specifico utente in rappresentazione di un certo tipo di diritto, come la proprietà di un oggetto digitale.
Nel caso degli NFT abbiamo token non sostituibili o replicabili (non-fungibili), quindi unici, e indivisibili, a differenza di quanto accade con le criptomonete.
Queste caratteristiche rendono gli NFT idonei a rappresentare la cessione di diritti di proprietà di opere d’arte digitali.
E la cosa non si ferma alla cosiddetta criptoarte. Un NFT può certificare la proprietà di un oggetto in un qualsiasi mondo virtuale, e perfino di un oggetto del mondo fisico.
Pensate a un videogioco qualsiasi. Di corse automobilistiche, di calcio, uno sparatutto in prima persona o un gioco di ruolo fantasy.
Immaginate di fare una transazione in-game, in cui comprate una macchina per il vostro garage, un calciatore per la vostra squadra, un’arma per il vostro personaggio. Fucile o spada magica che sia.
Tramite gli NFT un insieme di dati associa in maniera univoca la proprietà dell’oggetto digitale che avete acquistato all’utente che ha operato l’acquisto. L’automobile più veloce, il calciatore più forte, l’arma più letale è vostra.
Nel caso dei videogiochi, ovviamente, ci troviamo di fronte ad oggetti digitali esistenti nel mondo virtuale in milioni di repliche equivalenti.
Nel mercato della criptoarte la cosa assume un valore – simbolico ed economico – diverso. Potenzialmente qualunque contenuto digitale può avere associato un NFT a certificarne autenticità e proprietà, a cui riconoscervi un valore.
The First 5.000 days di Beeple è un esempio, l’ultimo in ordine di tempo e il primo per attuale valore di mercato.
Ma i casi, molto più curiosi, a testimoniare la portata rivoluzionaria del significato degli NFT sono molti.
Il primo tweet della storia, di Jack Dorsey, è stato battuto all’asta per 3 milioni di dollari.
just setting up my twttr
— jack (@jack) March 21, 2006
Mentre Disaster Girl, il meme che ritrae una bimba con un ghigno compiaciuto davanti a una casa in fiamme, di recente è stato battuto a 500mila dollari, e Zoë Roth (che ora ha 21 anni) ha mantenuto la proprietà del copyright dell’immagine che le dà diritto al 10% di qualsiasi futura vendita dell’NFT.
Letteralmente ogni contenuto digitale può potenzialmente essere un NFT. Quindi video, clip audio, immagini, gif animate, un post su Instagram, uno stato condiviso su Facebook, un articolo di blog (compreso questo), un meme, un’emoji, un messaggio.
Non è il “cosa” a determinare le qualità e il valore di un NFT, quanto piuttosto la volontà di associare una proprietà ad un contenuto, e dal valore che gli viene attribuito nel momento in cui si incrociano domanda e offerta.
D’altronde, per molti versi, è sempre stato così.
Tutti facciamo fotografie, ma è improbabile che una nostro scatto valga quanto uno di Hiroshi Sugimoto.
Possiamo disegnare una banana o attaccarla al muro, ma difficilmente avrà lo stesso valore di mercato di Warhol o Cattelan.
Oppure, tanto per far capire il concetto uscendo da un campo strettamente artistico, possiamo anche mettere all’asta la maglietta usata nel nostro calcetto del giovedì, ma è probabile che non arriverebbe al valore della 7 di Cristiano Ronaldo indossata in una finale di Champions League.
Nonostante siano legati alla tecnologia blockchain, gli NFT non sono vincolati alle criptovalute. Possono essere pagati con qualsiasi valuta “reale”, spesso attraverso marketplace che si stanno specializzando sulle transazioni di NFT.
Un’attività che non rimane legata solo al mondo dell’arte digitale. Non è insolito, per esempio, che si vendano immagini o video di eventi sportivi, esattamente come è sempre accaduto per albi, figurine o cimeli in edizione limitata. Le applicazioni nei videogiochi sono già realtà e potrebbero ben presto diventare casi con una certa risonanza, mentre un mondo che guarda agli NFT con estremo interesse e ottime prospettive di applicazione è quello della moda e dei luxury brand.
C’è da chiarire un aspetto: cosa compra chi acquista un NFT di una qualsiasi cosa?
Ciò che viene messo in vendita è la proprietà, l’autenticità e l’unicità di quel preciso contenuto digitale.
Quindi non il diritto d’autore, nè il diritto di utilizzo. Possedere l’NFT di un’opera non vuol dire poterne impedire la condivisione, gli usi, né poterne reclamare il copyright.
Anzi, c’è un piccolo paradosso: al possessore dell’NFT di un’immagine, per esempio, non converrebbe cercare di limitare la diffusione dell’immagine. Meglio che l’opera diventi il più nota e diffusa possibile, acquistando valore con la sua condivisione.
Inutile dirlo, stiamo parlando di uno strumento potenzialmente rivoluzionario. Una meccanica del tutto nuova, l’ennesimo completo cambiamento di paradigma dettato dagli spunti della digital economy. Una sorta di risposta economica ed in differita alle tesi di Walter Benjamin.
Ed esattamente in altre occasioni simili – pensiamo a bitcoin e criptovalute in generale – attorno agli NFT c’è chi nutre una buona dose di dubbi.
Anzitutto, sotto un profilo strettamente economico, lo scetticismo punta il dito al contesto di estrema volatilità degli NFT.
A repentine crescite di valore può, in qualunque momento, corrispondere un crollo con relative perdite di guadagno. Il pericolo è chi investe in NFT sia all’interno di una bolla speculativa, che potrebbe scoppiare senza preavviso.
C’è poi da considerare l’ambito giuridico. Perché al momento il settore delle criptovalute – NFT compresi – si muove in un vuoto legale, su cui gli organismi regolatori sovranazionali dovranno al più presto fare chiarezza. Ciò riguarda tutte quelle casistiche in cui bisogna tutelare il consumatore (ovvero chi acquista gli NFT) e i diritti fiscali.
Inoltre, muovendosi al di fuori della legge ordinaria, gli NFT potrebbero essere un terreno fertile per riciclaggio, truffe e altre attività illecite. Insomma: occhio a cosa si compra.
Ai molti dubbi fanno da contrappeso un’enorme potenzialità applicativa degli NFT.
La tesi principale è quella che gli NFT possano diventare un modo efficace per dare valore e tutela ai contenuti digitali e ai loro creatori, dando una possibile strada di risoluzione ad un problema nato con il web stesso.
Dobbiamo poi tenere presente che le frontiere del nostro mondo sono sempre più digitali. Luoghi virtuali, oggetti virtuali, identità digitali. Chi siamo, ciò che possediamo, i servizi a cui abbiamo accesso, sono tutti aspetti che si vanno sempre più integrando con il mondo digitale. Una virtualità che d’altro canto si fa concreta, intervenendo in maniera effettiva sulle nostre vite. In questo senso certificare le proprietà, l’unicità, l’autenticità di contenuti digitali potrebbe diventare una pratica fondamentale per le nostre esigenze sociali, economiche, creative. Con l’utente che diventa sempre più cittadino del web, e il cittadino che ha sempre più bisogno di essere utente della rete.
E non tutto deve necessariamente rimanere solamente nel virtuale. Le certificazioni digitali associate agli NFT potrebbero benissimo essere sviluppate per garantire e autenticare oggetti fisici. Potrebbero diventare un futuro modo di concepire un atto notarile di proprietà della casa o dell’auto, di un gioiello o di un’opera d’arte fisica. Rendendo più snelli e sicuri molti ambiti burocratici della nostra quotidianità.
Gli NFT sono una tecnologia relativamente giovane, un mondo ancora tutto da esplorare, che in questa fase sta facendo vedere i suoi primi fortissimi effetti.
Come utenti dovremmo guardare a questa novità con attenzione, senza scadere in un drammatico scetticismo – peccando di poca lungimiranza – e senza neanche celebrare con cieco entusiasmo l’ennesima rivoluzione digitale – peccando invece di frettolosità e mancanza di prudenza. Non bisogna minimizzare, non occorre esaltare.
Anche per i potenziali investitori, l’atteggiamento più saggio potrebbe essere quello di prudente circospezione, ma anche di legittima curiosità. Mancano ancora normative chiare su un mercato ancora tutto da definire, mancano informazioni affidabili su una tecnologia che è estremamente complessa. D’altro canto gli spunti di riflessione sono molti, le prospettive estremamente interessanti, le opportunità allettanti.
Gli NFT, spiegati – Il Post
Tutte le questioni legali che gli NFT hanno lasciato in sospeso – Wired
NFTs, explained – The Verge
NFT: cosa sono, come funzionano, come investire – Money.it