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Cos’è il Visual Design. Forme, lettere, colori

Di Matteo Ronda Saccò

Il visual design nasce con il genere umano. Da quando l’uomo ha iniziato a tenere traccia del tempo, delle azioni e degli affari, si è palesata la necessità di rendere note le proprie attività ed il proprio lavoro con un linguaggio il più possibile comprensibile: il linguaggio visivo.

Volgiamo per un attimo gli occhi alla storia, e pensiamo all’iconografia che ci balena in testa.
Ci sono gli stemmi araldici, che rispondono alla necessità di riconoscersi in un’identità. Gli affreschi religiosi, con la loro funzione di rappresentazione e narrazione, oltre che di mero ornamento. E se volessimo pensare ad aspetti meno nobili (ma certaente più quotidiani), potremmo anche tornare alle case chiuse sparse nell’Impero Romano, dove i “servizi di punta” di cui si poteva godere erano rappresentati tramite immagini.

Per dirla in breve, da quando si sono affermate le prime e antiche pratiche del commercio, dei viaggi e dunque dell’incontro tra persone e culture diverse, è nata la comunicazione visiva.

La comunicazione visiva odierna, che da qualche decennio chiamiamo visual design, è la diretta conseguenza di monogrammi, ex-libris, vecchie insegne, incisioni e affiche illustrative. Nonostante ciò, occorre sottolineare con forza la differenza sostanziale tra questi “strumenti” del passato e l’attuale visual design: la crossmedialità.

Etimologia Francesco Sbraccia Album Visual Design Matteo Ronda Saccò Wide Open Coworking

Oggi tutti gli elementi della comunicazione sono pensati e progettati per mantenere un aspetto costante per tutti i supporti, siano essi digitali o fisici. Gli elementi della comunicazione visuale di oggi vengono concepiti e realizzati con metodi che permettano di ottenere un risultato (sempre) o quasi replicabile.
Loghi, pagine web, app, social, packaging di ogni tipo… e anche questo stesso blog! Buona parte di tutto ciò che ci circonda rientra nella definizione di prodotto di visual design.

Insomma, cos’è esattamente il visual design?

Per dare una definizione chiara ed esaustiva, ci viene in aiuto un grande professionista del mondo del visivo. Riccardo Falcinelli in “Critica portatile al visual design” (R. Falcinelli – Einaudi 2014), ci risponde così:

«Insomma: tutto ciò che si vede fa parte del visual design? Non tutto. Tutto quello che è progettato per essere visto secondo certe intenzioni: per informare, raccontare o sedurre gruppi di persone all’interno delle società di massa. […] parliamo di visual design ogni volta che qualcuno ha serializzato e diffuso un discorso visivo».

Emergono in questa definizione due concetti chiave, il fulcro del visual design: l’intenzione (che è alla base della comunicazione) e la serialità (che ha alla base la replicabilità).

Fin qui la cosa potrebbe sembrare piuttosto semplice, ma nel mondo del visual design occorre considerare sempre un ulteriore fattore, da non sottovalutare in nessun caso: il contesto. Senza di questo, un qualsiasi simbolo, un colore o anche un gesto avrebbero un significato univoco in tutto il globo.

La comunicazione visiva del nostro tempo, invece, si rivolge in maniera trasversale a gruppi con culture diverse, tradizioni diverse, che si riconoscono in simbologie acquisite diverse. Ed anche all’interno di una stessa macrocutura, abbiamo gruppi sociali differenti tra loro: per istruzione, per reddito, per genere sessuale, per filosofie e stili di vita, per fasce e tipologie di consumo. Ma anche per valori, suggestioni, sensibilità.
È per questo che occorre sempre un attento studio del pubblico a cui si va a parlare, mettendo a punto lo strumento più adatto ad una comunicazione che sia il più esatta, univoca ed efficace possibile.
La linea di un logo, il font di un carattere, il tono di un colore: sono dettagli che cambiano tutto.

Caratteri Illustrati Matteo Ronda Saccò Visual Design Illustratore Wide Open Coworking

Visual design: pochi strumenti, infinite possibilità

Le soluzioni a nostra disposizione sono infinite, e derivano tutte da pochissimi elementi: forme, lettere, colori.
In termini ancora più semplificativi, il nostro arsenale è rappresentato da 3 sole forme (triangolo, cerchio, quadrato), 36 caratteri (26 lettere e 10 numeri) e 7 colori (che compongono lo spettro cromatico dei 200 colori che possiamo percepire).

Combinando 46 elementi tra loro, abbiamo tutte le possibilità che riusciamo ad elaborare per immaginare una comunicazione che ha come linguaggio solo ciò che vediamo.

Ecco lo scopo del visual design: progettare ciò che vediamo con degli obbiettivi specifici. Informare, raccontare e sedurre utilizzando elementi essenziali.

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Illustrazioni, grafiche e lavori:

Saccò (alias Matteo Ronda)

Due saggi per approfondire il visual design:

Riccardo Falcinelli, Critica portatile al visual design, Einaudi, 2014
Riccardo Falcinelli, Cromorama, Einaudi, 2017

Qualche altro punto di vista:

Visual design: cos’è, esempi e contesti d’applicazione – Dentro il Design
What is visual design? – Interaction Design Foundation 
Visual Designers vs. Graphic Designers – toptal.com
What Is The Visual Design And How to Learn It From Scratch – Mockplus

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